Come non scrivere una norma
Peggio la forma o la sostanza? Il decreto Caivano e l'obbligo di informare i genitori
In Italia accade spesso: si scrive (male) una norma che impone l’obbligo di comunicare una certa informazione senza preoccuparsi troppo sul come deve essere comunicata quella informazione. La norma risulta quindi sostanzialmente inutile.
Un esempio: il cosiddetto decreto Caivano che, tra le altre cose, ha stabilito alcune misure “per la sicurezza dei minori in ambito digitale”.
Il decreto Caivano sul parent control
"2. Al fine di garantire un ambiente digitale sicuro ai minori, nelle more che i produttori assicurino, all’atto dell’immissione sul mercato dei dispositivi, entro un anno dall’entrata in vigore del presente decreto, che i sistemi operativi ivi installati consentano l’utilizzo e includano la disponibilità di applicazioni, i fornitori di servizi di comunicazione elettronica assicurano la disponibilità di applicazioni nell’ambito dei contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259."
Una frase di 80 parole (“nelle more”!) per imporre un obbligo a carico di due soggetti diversi, in tempi diversi. Traduco: gli operatori telefonici devono mettere a disposizione app di parent control. Tra un anno saranno i produttori di smartphone (ma anche di termostati tipo Nest o Netatmo, secondo l’arguto estensore della norma) a doverla fornire.
Come informiamo i genitori “sulla possibilità e sull’importanza di installare applicazioni”?
“Tale adempimento può essere assicurato anche tramite l’inserimento nelle confezioni di vendita di uno specifico foglio illustrativo o tramite l’apposizione sulla confezione di uno specifico supporto adesivo che, con apposita evidenziazione grafica, segnali, con chiarezza e semplicità, l’esistenza delle applicazioni suddette, potenzialmente attivabili, rinviando per maggiori informazioni ai siti della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche per la famiglia e dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Analizzare lessico e sintassi di questa frase sarebbe come segnare un gol a porta vuota. Mi preme sottolineare solo che:
“lo specifico foglio illustrativo” immagino farà la fine dei fogli sulla garanzia e simili: buttato nel cestino senza manco leggerlo.
“lo specifico supporto adesivo” con “apposita evidenziazione grafica”: riesci a figurartelo sulla confezione di un iPhone? Mi sembra che nessun produttore di smartphone pensi di rovinare una confezione con un adesivo del genere, considerato che ha l’alternativa n. 1 a disposizione.
A bene vedere nemmeno il foglio illustrativo è obbligatorio (“Tale adempimento – di informare l’utente ndr – può essere assicurato anche tramite …”).
In definitiva, l’obbligo di informare c’è. Sul come, liberi tutti o quasi. Meno male, mi viene da dire. Perché è evidente siamo di fronte a una norma scritta di fretta, che impone un obbligo senza ragionare troppo sulla sua ratio, sul suo obiettivo e sugli strumenti per raggiungerlo. È che di norme pensate e scritte male non ne possiamo più.
Inviterei il responsabile legislativo del ministero da cui è uscita questa norma al prossimo summit di Architecta: scoprirebbe che un atto linguistico è (un atto) generativo.
Cose da leggere
Questo articolo scritto dal Dpo Christian Bernieri evidenzia altre perle delle disposizioni sulle app di parent control contenute nel decreto Caivano.
Al legal design summit di Helsinki ho assistito a talk molto interessanti. Ne parlo in questo articolo.
I contratti assicurativi non sono molto chiari (“manonmidire!”). Se ne parla in questo report dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni).